Chi siamo o meglio chi sono
(prefazione 2.
La prefazione 1 che hai appena letto è più che sufficiente. Questa seconda è solo se hai tempo da perdere)
“lamiatrieste” è la Trieste che vedo io che qui sono nato e vissuto fino a 25 anni e ora rivedo dopo quasi 45 anni di assenza seppure interrotta per Natali e Pasque qui passate nella casa di famiglia in Eremo nel tratto tra la via Piccardi e la via Rossetti.
E’ la condizione migliore questa dell’andare e venire, del partire e ritornare.
Da piccolo ho assorbito e metabolizzato la mia città grazie a quel prodigioso Maestro che fu mio nonno Pepi, professore di liceo di lingue antiche e moderne, ma che con me ha sempre parlato in dialetto. Posso dire di conoscere molto bene il parlato e meno bene lo scritto. Comunque i primi articoli che ho scritto per questo sito sono nella lingua triestina. Poi non so come tutto è evoluto (o involuto) nel … dialetto italiano.
Poi la gran Milàn con il rifiuto della provinciale e asfittica Trieste. Milano effervescente, dinamica, viva. Come non amarla. Siamo alla fine degli anni ’60.
Nessuna nostalgia del luogo natio frequentato ancora solo per gli affetti di famiglia. (1)
Poi improvvisamente il grande ritorno scoprendo un’altra Trieste rispetto quella che avevo lasciato. Non parlo di strade e palazzi – che quelli ovunque mutano – ma di una sua nascosta bellezza che nel furore giovanile non avevo veduto né apprezzato, come mi pare del tutto ovvio.
E’ la Trieste di Saba che si lascia guardare, che non si impone e ha sempre un cantuccio dove poter stare bene. (2)
Quanto diversa da Milano, città che si impone e non ha cantucci dove poter stare bene.
Il lasciarsi guardare di Trieste ha suggerito a Saba versi per i quali non trovo aggettivi adatti.
A me, nel mio piccolo, ha suggerito di andare in giro a fare dei “clic” con la macchina fotografica.
Sono un non-fotografo e con la fotografia cerco solo di fermare ciò che vedo in quel momento e che, 5 passi più in là o domani, non sarà più la stessa cosa.
Le foto del sito, nel bene e nel male, sono solo mie e nulla proviene da altri siti. Ho solo fatto qualche rara scannerizzazione da qualche libro o pubblicazione purchè in mio possesso.
Per fortuna a elevare un po’ la qualità del materiale fotografico ci sono alcune foto datemi da un caro amico conosciuto mentre ero in giro a far foto scoprendo che anche lui, Gigi, aveva la mia stessa passione. Grazie Gigi. Alcune foto vengono anche da Aldo, amico d’infanzia.
Il logo che ho scelto è la statua del Giovanin sulla fontana del Mazzoleni di piazza Ponterosso. A lungo ho pensato al logo e poi improvvisamente il Giovanin mi è venuto incontro.
E’ nel centro geografico della triestinità, il Ponterosso. Nasce con la ri-nascita di Trieste (metà 1700 Maria Teresa d’Austria imperante). Un piede a terra e un altro per aria come è carattere di noi triestini connessi con la realtà, ma anche con la testa tra le nuvole. In quella posizione con un equilibrio instabile quasi a giustificare che qui nasce la psicanalisi.
Ti voglio bene, Giovanin e in tua compagnia ho passato volentieri ore e ore per riuscire a fotografarti con la luce giusta.
Oggi febbraio 2016 mentre scrivo queste righe il sito va on line con una minima parte del materiale che mi accingo – sempre che gli dei mi conservino in buona salute – a caricare nei prossimi mesi.
Con calma che questo è solo un hobby.
Nota 1
Te vol partir
‘ndar via de Trieste?
te ga ragion
parti, va….
te tornarà anche ti.
De lontan te pensarà
te vedarà tuto
tuto quel
che no’ te vedi adesso.
Versi di Anita Pittoni
Nota 2
… La mia città che in ogni parte è viva
ha il cantuccio a me fatto, alla mia vita
pensosa e schiva.
Umberto Saba
Continua alla pagina: 1 2