Contrariamente a consueto raccontare i posti attraverso le mie personali impressioni e conoscenze, in questo articolo farò largo uso di virgolettati.
Onestà è dirlo subito. E questo citare piuttosto che mio dire è per rispetto a questo posto sacro. Sacro non perchè chiesa – che di chiese Trieste e l’Italia abbondano – bensì perchè quivi la storia parla attraverso le forme delle arti, della architettura, della pittura, della scultura che trascendono la sofferenza del posto così travagliato nei secoli.
Non tratto unico perchè comune – per restare nei nostri territori – per esempio a San Giusto, tant’è che si parla di bipolarismo: Chiesa Santa Maria Assunta di Muggia Vecchia e chiesa di San Giusto.
Un filo le unisce non tanto per le date del loro progressivo sorgere quanto per l’intreccio, appunto, di complesso architettonico, scultura, pittura.
La chiesa di Muggia Vecchia, lassù sul crinale della collina dietro Muggia.
“A scorrere la cartina geografica della fascia di terra che circonda Trieste non è difficile rilevare con una certa approssimazione come, sugli assi dei quattro punti cardinali, sorgano quattro edifici religiosi interessanti per la loro storia e per la loro architettura.
A nord la chiesetta di Monrupino entro la sua cinta medievale;
a est la chiesetta della Val Rosandra;
a sud la basilica di Muggia Vecchia
ed infine, a ovest, la chiesa gotica di San Giovanni al Timavo.
Tutte e quattro vicine ai confini, tutte e quattro significative per le vicende della regione” (1)
Con mio nonno si arrivava da Trieste al capolinea della filovia 20 e poi, a piedi, alla chiesa di Muggia Vecchia più per guardare il panorama verso Trieste, verso Grado, verso le prealpi usando il suo binocolo Zeiss in uso nella marina da guerra tedesca che non per guardare la chiesa.
Certo una entrata si faceva sempre. “Ahh come è vecchia” e si tornava giù alla 20.
Chissà quando l’hanno fatta? Forse qui c’era un paese che è andato distrutto? Ma è vero che qui ci sono state incursioni e tante distruzioni e allora come mai la chiesa è ancora in piedi e le case no? E quegli affreschi chi li avrà fatti?
Domande cui mio nonno – pur uomo coltissimo – avrà dato qualche risposta di fantasia.
Domande semplici, ma alcune di queste con risposte difficili che hanno impegnato una quantità di studiosi e relativa copiosa produzione di libri e pubblicazioni.
Quali i punti in discussione? Un capitolo di analisi riguarda la datazione della chiesa con le sue varie componenti.
La chiesa come manufatto quando è sorta? Prima lì v’era un altro luogo di culto? Le sculture rappresentate da pulpito, i due leggii, plutei (muretti che delimitano il presbiterio) preesistono alla chiesa o sono sorte con essa? Le pitture sono state fatte da chi ? e fatte appena costruita la chiesa o tempo dopo?
Altro capitolo di analisi riguarda il territorio appena circostante la chiesa.
L’abitato detto Castrum Muglae o Monticula a quando risale? Perché è sparito con il trasferimento dei suoi abitanti al Borgo Lauro, l’odierna Muggia?
Ci furono eventi traumatici o un lento trasferimento dai 172 metri della collina verso i zero metri del livello del mare? E se lento trasferimento quali le ragioni? E se ci furono eventi traumatici questi hanno interessato la chiesa?
Nessuno abbia timore che in questo articolo io affronti tutte queste tematiche nonchè io riporti le tesi di ciascheduno. (2)
Farò a mio modo una sintesi oppure riportando tra virgolette qualche tesi. Lavoro dunque tutt’altro che scientifico, ma con l’obiettivo di dare a tutti qualcosa in più rispetto il poco che – suppongo – sia il livello di conoscenza di chi legge oggi questo articolo. La chiesa di Muggia Vecchia non è San Giusto di cui tutti sanno bensì una realtà lontana e tutto sommato poco nota, ma che è bello diventi più nota.
(SEGUE PAG. 2)
Nota 1
Cosi trovasi nella prefazione all’articolo dell’avv. Gino Pavan – recentemente scomparso a più di 90 anni e per tanto tempo Presidente della Società di Minerva – pubblicato in “La porta orientale” 1951 n. 11 – 12 e dedicato alla Chiesa di Muggia Vecchia.
Nota 2
Qui lungo ma certamente incompleto elenco di studiosi che si sono occupati della Chiesa di Muggia Vecchia.
Di particolare autorevolezza quelli del prof Cuscito e di recente, 2019, – per la parte degli affreschi – la studiosa giapponese dott.ssa Natsuko Kuwabara.
A. Marsich 1872; – Eitelberger 1882;- Pulgher 1884; – Cattaneo 1888; –
Giuseppe Caprin; – H. Jackson 1903; – Sennio 1915; – Planiscig 1915; – Toesca 1927; – Forlati 1929; – Semi 1937; – R. Battaglia 1934; – Santangelo 1937; – Pia Frausin 1947; – Fausto Franco, Sopraintendente Belle Arti, 1949; – Gino Pavan 1951; – Silvio Rutteri 1963; – Barbara Brusin; – G. Lorenzoni 1968; – G. Cuscito 1968, 2004, 2016; – M. Peracca 1971; – Cammarata 1975, – F. Maselli Scotti, 1979 e segg; – A.M. Carlet 1997; – F. Sforza Vattovani;- E. Colombo 1997; – V. Marini 1998; – R. Vitale 1998; – F Oriolo e P Ventura; – Giovanni Luca 2003; P. Riavez 2008