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Il Giardino Pubblico – II parte

Questa parte seconda del Giardino nasce a fine 2016 / inizi 2017; dunque 2 anni dopo la parte prima scritta in triestin.
Il Giardino Pubblico è ancora lì con il suo triangolo tra la via Giulia, la via Marconi e la via Volta. Davanti ancora Domenico Rossetti sul suo alto piedistallo.
Non è facile decifrare cosa pensa in questo momento il Rossetti né poco più dentro Muzio de Tommasini che volle questo giardino.
Vedo con gli occhi dei miei sentimenti, in un gioco di proiezioni, la loro tristezza.
Vedo con gli occhi dei miei sentimenti, in un gioco di proiezioni l’entusiasmo del Podestà Tommasini – correva l’anno di grazia 1852 – quando egli  emise un avviso per la ricerca di un fondo adatto ad allietare la vita dei triestini con un luogo vicino al centro della città che fosse di svago, di intrattenimenti, di riparo dalla calura estiva sotto gli alti alberi, di giochi per i bambini.
La zona tra il centro e San Giovanni apparve ideale per la quantità di verde esistente e fu messo l’occhio sulla zona dove oggi c’è la piazza Volontari Giuliani e anche dove poi sorse la Dreher.
Ma la scelta cadde invece su un fondo che il Comune aveva acquistato alcuni anni prima dalle suore Benedettine e che esse avevano lasciato incolto.

Una “querelle” sorse subito tra il Comune e il vescovo mons. Bartolomeo Legat – vescovo di un certo rilievo stante il suo ruolo per ben 30 anni – perché il Comune aveva promesso, all’atto dell’acquisto, che quel fondo sarebbe stato destinato almeno in parte alla costruzione di una nuova chiesa.
Ma il Tommasini fece rilevare – e il Consiglio Comunale di fatto non si oppose alla sua tesi – che stavano per essere costruite altre 3 chiese. Quella di San Giovanni, quella di San Giacomo e quelle di Roiano con notevole aggravio delle spese del Comune.
Di questa erigenda chiesa da dedicare a San Francesco (1) furono approntati anche dei progetti presentati dalla Curia al Comune tra cui quello di una chiesa molto grande con due campanili a lato della facciata elaborato dall’arch.  Presani di Udine. Era il 1853.

Ma già l’anno successivo gli indugi sono rotti e viene dato avvio alla costruzione del giardino che è ufficialmente inaugurato il Primo maggio del 1855.
Sempre dentro questa area qualche anno dopo venne costruita la Caffetteria che è l’edificio dove ora trova posto quello splendore di bar di cui dico nell’articolo precedente e che sarà in quegli anni importante punto di riferimento per la vita del Giardino Pubblico.

Nel 1863 si decide e si attua l’ingrandimento del giardino essendosi già in precedenza individuato nel terreno confinante, in direzione centro città, il luogo adatto per il completamento di un’opera di così grande respiro.

Mi piace pensare – è dunque opinione personale suffragata da nessunissimo documento – che il Tommasini avesse da subito in mente tutto il progetto,  ma che era meglio procedere per gradi. Il contenzioso con il vescovo doveva chetarsi e quale arma migliore il far vedere in concreto che le chiese promesse erano realtà. Ed infatti: – 1856 Chiesa di San Giacomo; – 1857 Chiesa di San Giovanni; – 1862 Chiesa di Roiano.
E poi c’era una questione relativa all’Usina del Gas che era nei pressi e che secondo l’opinione di alcuni era inopportuno un giardino vicino questa fabbrica.
Ma anche qui le vicende erano in divenire. E’ del 1864 la costruzione di una nuova Usina del Gas e si può presumere che quella nei pressi del Giardino Pubblico fosse demolita.

E’ dunque dal 1864 che il Giardino ha l’attuale dimensione (28 mila metri quadri) e struttura.
Quattro sono gli ingressi di cui il principale è quello a sud dove portale e cancello furono progettati da G. Berlam. Un peccato che quel ferro sia stato fuso per fare cannoni.
Tra le cose smarrite anche una fontana con una statua in terracotta rappresentante Minerva.
Di tutto questo e di qualche notizia in più su questa statua in terracotta ci dà conferma il Generini con la sua visuale che risale al 1884, dunque vicinissimo al sorgere di questo Giardino (2)

Un salto di oltre 150 anni.
Oggi mercoledì 4 gennaio 2017, sono passato a metà mattinata di una giornata feriale di tepido sole, attorno a tutto il perimetro. I cancelli sbarrati e cartelli che annunciano lavori per la bonifica del terreno e con data di fine lavori non precisata. Giusto che non sia precisata la data di fine lavori visto che oggi, giornata di bel tempo, nessuno lavora dentro il giardino.
Come fulmine a ciel sereno a maggio 2016 era emerso che il giardino era inquinato in modo rilevante tanto da indurre le autorità comunali a chiudere le aeree verdi perché risultate quelle più inquinate.
La dettagliata ordinanza del sindaco Cosolini porta la data del 31 maggio 2016 e rimanda alla Regione il compito di futuri eventuali (sic!) provvedimenti. (3). Il sig. sindaco si limita a ordinare che nelle zone specificate non si vada e che gli uffici competenti mettano cartelli e termina avvertendo che chi viola queste disposizioni sarà punito a termini di legge.

Il malumore degli abitanti della zona e di quelli che frequentano abitualmente il giardino è ben tangibile ed arriva spesso sulle colonne del Piccolo.
Viene mal tollerata la mancanza di trasparenza e la assoluta mancanza di tempi certi per i lavori. Nè quali lavori si intenda esattamente fare stante che in alcune zone della città è stato sperimentato con successo il semplice sistema di sovrapporre al terreno inquinato 10 o 15 cm di terra e innaffiare molto abbondantemente. Se altrove ha funzionato perché qui non dovrebbe funzionare?
Quali manovre ci siano sotto… se lo chiedono in molti.
Crea malumore anche che per qualche taglio di albero pericolante si chiuda per giorni l’intero giardino.
Insomma una cosa inutile e che aperto o chiuso sia la stessa cosa ???

Il Giardino Pubblico è venuto alla ribalta di recente anche per la brutta faccenda degli atti osceni nei gabinetti da parte di numerosi habitué. Fatto particolarmente grave perché luogo aperto al pubblico compresi i bambini.
Da come è apparsa sui giornali mi è parso di dedurre che fosse cosa che andava avanti da tempo.
E questo risvolto è forse il segno più tangibile della trascuratezza con cui viene gestito un bene pubblico di questa importanza: il non accorgersi immediatamente di certi fatti.

Ma “loro” lavorano con impegno. Li osservo da lontano e non si fermano un momento. Il risultato di questo lavoro pian piano si vede perché riaffiora la mappa del giardino, con le varie zone, che presso 3 ingressi il Comune ha giustamente voluto apporre su dei tabelloni e che gli immancabili vandali hanno imbrattato di vernice a tal punto da renderli del tutto illeggibili. Così erano da anni a ludibrio di chi li ha danneggiati e di chi tali li ha lasciati così per tanto tempo.
Loro non si girano neppure quando inizio a parlare con un ragazzo, Marco, circa 30 anni, che dà loro indicazioni su come procedere, su quale diluente usare ed altro.
Mi racconta della cooperativa “Oltre quella sedia” e di come ragazzi meno fortunati possano essere utili alla società e nello stesso tempo anche a se stessi perché il lavoro di per sé è una terapia e il sentirsi utili è altra ancor più forte medicina.
Lavorano senza fermarsi ed attenti a fare tutto bene. Come se quel loro lavoro fosse di chissà quale importanza…
Ed infatti non sanno fino in fondo quanto esso sia veramente importante! Quanto la cura di un bene comune parta necessariamente dal basso, dal piccolo, da quell’insignificante che perché ritenuto tale non viene badato e da lì si sale, si sale, si sale. Fino all’incuria del tutto.

Che bello oggi il Giardin Pubblico. Anche Muzio sul limitar dell’uscita e poi Domenico appena fuori dal cancello hanno il viso non più imbronciato come prima, ma con un moto di leggero sorriso.

Nota 1
A San Francesco è stata dedicata la chiesa sorta dopo la seconda guerra poco più su, in via Giulia

Nota 2
Pubblico qui quanto il Generini – testimone prezioso della Trieste dell’800 e fino al 1884, anno della pubblicazione del suo ponderoso volume – scrive:
“…. giardino pubblico, una parte del quale, quella cioè dal locale di cafeteria alla casetta svizzera dell’ispettore, fu piantata nel 1854 e l’altra da questo punto innanzi fino al portone d’ingresso sulla Corsia Stadion (via C. Battisti. N.dr R.) nel 1863, su fondo che aveva appartenuto alle RR. MM. Benedettine.
Il giardino è recinto da cancelli di ferro, collocati su bassi  muriccioli e vi mettono capo quattro ingressi, il principale sulla Corsia Stadion, due sulla Corsia Giulia ed uno postico in Via Molino Grande. Ad oriente sorge l’elegante edificio ad uso caffetteria con terrazza, disegno del defunto ispettore edile G.Bernardi; di fronte a questo, or son pochi anni venne eretto un grazioso chiosco in ferro fuso, destinato  per la banda. Una bella peschiera con giuochi d’acqua venne costruita or non è molto nel mezzo del giardino, il quale è altresì provveduto di  due pozzi d’acqua salubre ed eccellente. Gli ombrosi viali vi sono benissimo tenuti e le  piante molto curate. Gruppi d’ arbusti e bellissime aiuole di fiori e foglie variopinte disposte ad eleganti disegni, contornate da grotte e sassolini di vario colore ad imitazione di mosaico, spiccano ad ogni tratto tra il verde dell’erba. Nei primi giorni dell’aprile 1883 venne collocata nel secondo riparto del giardino, che incontrasi entrando dall’ingresso principale,  un’elegante fontana monumentale in terra cotta, dono che ebbe a fare alla città il sig. Federico Bomches,  ispettore superiore dell’I.R.Priv. ferrovia meridionale. La statua di cui va adorna, rappresenta Minerva. Sul terreno circostante che si elevò all’uopo, poggiano le  bacinelle, che raccolgono l’acqua e il basamento della fontana.
Nel 1880 il Consiglio di città deliberò di intitolare il giardino pubblico dal nome illustre di Mario Tommasini decesso il 31 decembre 1879, scienziato distinto ed insigne botanico, il quale ebbe per lunghi anni a reggere la pubblica  azienda comunale, prima come preside magistratuale, poi come podestà, con raro senno ed abnegazione. E ad onorare vieppiù la memoria del chiaro defunto in breve sorgerà pare in mezzo al giardino la sua statua, decretatagli dal Consiglio.”

Generini, “Trieste Antica e Moderna”, 1884, ripubblicato dalla Italo Svevo nel 1968

Nota 3
… “in attesa dell’intervento della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, competente ad adottare eventuali successivi interventi con l’adozione di piani di sua spettanza, in coerenza con quanto indicato dall ‘ ASIUTs con nota pervenuta al Comune in data 17.5.2016 …..”
Ecco qui trascritto ciò che con puro linguaggio burocratese dovrebbe essere il nocciolo ossia chi, come, quando deve provvedere a risolvere. Un nocciolo di 2 righe e mezza su 226 dell’intera ordinanza piena di riferimenti a leggi, decreti e con anche qualche errore di sostanza. Ma ciò che conta è che ci sia una ordinanza e nessuno possa dire che il Comune non ha fatto il suo dovere.

“Son el Podestà Muzio Tommasini ma adesso per modernità ciameme pur sindaco Tommasini. Ben, bon oggi semo el 31 de maggio 2016. I triestini me ga tirà fora de la tomba dove che stavo cussì ben in pase da 150 anni e i me ga messo qua. Pazienza. Dunque andando al sodo quei de l’Arpa che xe tecnici studiai, me ga dà brute notizie sul giardin publico e bisogna far qualcossa.
Allora voi due andè a zercar tute. Ghe volerà un per de giorni per trovarle in qualche magazin o farsele dar dala Protezion Civil. Bisogna che sia tante perché ogni giorno i 80 operai a fine turno i buta via la tuta usada e el giorno dopo i se meti una nova de trinca. E po’ tante mascherine. Al Maggore i ve pol dir dove che le costa poco e le xe bone. Lori usa assai per i medici e infermieri.
Voi 3 inveze dovè trovar 80 operai boni da pagar con voucer e po’ zena in osmiza, una volta finidi i lavori, che ofro mi con piazer. I lavorerà metà al primo turno e metà al secondo e cussì ogni giorno xe 16 ore de lavor e se fa prima. E averto che mi de scondòn paserò ogni tanto a veder che nissun bati fiaca.
E lei “signor ingenier” la studi ben dove andar a butar via la tera sporca. Questo xe ‘sai importante e anche delicato. Per questo “signor ingenier”, come che la vedi e senti, ghe dago del lei.
E ti perito industrial preocupite de trovar tera nova de meter al posto dela vecia sporca e per conzimarla zonta merda stagionada senza el pissin del caval con aggiunta però de paia de bona qualità. Va cior a l’ipodromo che là merda de caval no manca.
Insoma se pol partir coi lavori in giardin tra diese giorni cioè el 10 giugno e dirghe alla gente che el 10 luglio se verzi.
E ti, che so ben che te fa dopio lavor e finì qua in Comun te va a far la maschera in quel logo assai discutibile che xe el Filodramatico, organiza qualche bon spettacolo per el 10 luglio per l’apertura del giardin. Che sia bel e costi poco che qua i soldi manca sempre.
Bon lavor a tuti e se ghe xe per caso, ma no penso, qualche problema savè dove trovarme. Ahh e no dimenticarve de dirme in che osmiza se andarà a magnar. E che sia bona osmiza e anche se costa qualche flica in più fa niente, tanto no paga el Comun.

La mia Trieste, 15 Gennaio 2017