Agli inizi del ‘900 due erano le linee che collegavano Trieste a Vienna e dunque al centro Europa.
La prima chiamata Ferrovia Meridionale (1) risalente al 1857, ben presto venduta dal Governo di Vienna, con poca lungimiranza, ad una società privata.
Stazione di partenza la Stazione Centrale.
Una seconda, chiamata Ferrovia Transalpina, aperta nel 1906 dal Governo di Vienna per rimediare all’errore della vendita della Meridionale (2)
Stazione di partenza Campo Marzio.
Su questa seconda linea, una volta partiti da Campo Marzio, il treno iniziava la sua salita dirigendosi verso Rozzol, per poi costeggiare la montagna verso nord-ovest e ripiegare poi su Opicina.
Su questo tragitto due erano le stazioni di transito: Montebello e la Stazione di Guardiella (3)
Ecco dunque dove va inquadrata la stazione di Montebello: sul tragitto che da Campo Marzio andava a Opicina e poi Gorizia, per arrivare fino a Jesenice (ora Slovenia) al confine attuale con l’Austria e lì congiungersi con altri tragitti verso Vienna e il centro Europa.
La linea ha visto ovviamente anche le guerre. Nell’ultima è stata usata dai tedeschi per i collegamenti militari di truppe e mezzi e poi, a guerra finita, dagli anglo-americani durante la loro amministrazione.
I treni passeggeri hanno viaggiato fino al 1948 e treni merci fino al 1996. Poi solo qualche treno storico fino al 2014 allorquando le FFSS dichiararono inagibile il binario in un tratto del tracciato tra Campo Marzio e Opicina.
Il treno speciale organizzato per aprile 2014 dal Museo Ferroviario di Trieste fu all’ultimo momento annullato ed altri non sono partiti né partiranno.
Come spesso capita, specie con le cose delle FFSS, la fine è ingloriosa. Nel 2003 la Stazione, assieme a Campo Marzio (sic!), è posta all’asta, asta che va deserta.
Segue negli anni successivi la vendita della Stazione di Montebello a dei privati che danno lo sfratto alle famiglie di ferrovieri che hanno in affitto gli appartamenti ricavati nell’edificio, compresa una anziana vedova di un ferroviere morto in servizio (4).
Serve subito tutto libero, tutto vuoto di cose e persone per iniziare i lavori di trasformazione della stazione in albergo. Idea originale. Una vecchia piccola stazione che diventa un grazioso albergo. Persone in viaggio allora come ora turisti in visita alla città.
Dei lavori iniziati in gran fretta restano, dentro le recinzioni a protezione dell’edificio, solo cumuli di macerie. E cartelli, tanti, di divieto di accesso.
Uno dei tanti aborti che accomunano Trieste al resto dell’ Italia delle incompiute.
Era bella davvero. Il corpo centrale di 3 piani e 2 bassi corpi laterali. Armoniosa.
Molto diversa dal gioiellino della Stazione di Miramare, ma con un suo fascino specie nel suo lungo portico
Severa da lontano, da quando la si nota dalla via Cumano o dalla strada di Rozzol. Come è giusto che sia per una signorina che se ne sta tutta sola fuori dal centro cittadino e dove possono aggirarsi briganti che da Cattinara vengan giù per la valle di Rozzol.
Dentro invece gentile con chi è lì ad aspettare un treno o qualche famigliare in arrivo da Klagenfurth o da Vienna o ancora più su.
Il lungo porticato è come un avancorpo dell’edificio con quel tetto trasparente per fare in modo che più luce vi sia per chi attende e per chi lavora dentro la stazione, quelle colonne in ghisa che lo sostengono, il pavimento in mattonelle ancor oggi in ottimo stato di conservazione (5), grandi vasi per piante e fiori, panchine in legno di cui una dei tempi antichissimi ancora fa bella figura.
A rammentare l’epoca in cui ebbe nascita e splendore, i cartelli in italiano e tedesco sopravvissuti alla fine dell’Impero e ora lì ancora.
Come lei, vecchia signora sopravvissuta sì, ma del tutto abbandonata e che nessuno più vuole. Gli arbusti che sul davanti la circondano sempre più folti e sempre più alti a voler nascondere la sua tristezza e i segni del tempo per i quali non è prevista alcuna cura.
Nota 1
Alcuni cenni sulla ferrovia Meridionale sono presenti nell’articolo “La Stazione Ferroviaria”
Nota 2
Il madornale errore venne presto in evidenza. La società privata, lavorando in assoluto regime di monopolio, impose tariffe altissime. Ed ormai i traffici con Trieste avevano imboccato velocemente la strada di un grande sviluppo.
Nota 3
Alla Stazione di Guardiella è dedicato apposito articolo.
Nota 4
da “Il Piccolo” 12 aprile 2009
Nota 5
Non altrettanto sulla conservazione si può dire dell’interno dei locali adibiti al funzionamento della stazione, dove, spaccate le finestre, i soliti vandali hanno rotto, divelto, sporcato. Arcaiche attrezzature per il comando del movimento di scambi e semafori sono ancora lì a darci l’idea di un lavoro manuale che, in assenza dell’elettronica, richiedeva attenzione e precisione.
E in questo clima di degrado anche l’ immancabile incendio nel febbraio 2017.