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Parco della Rimembranza

Parco della Rimembranza
Sottotitolo all’articolo potrebbe essere: ricordare la storia è cosa ben diversa dal voler ricordare per mantenere alto odio e rancore

Verso San Giusto noi andiamo per cercare la fortuna di un parcheggio che sia senza il balzello. Si imbocca la via Capitolina oppure si sale dal Corso per la via del Monte girando poi per San Giusto.
Qualche volta si va anche per portare un amico, un parente che è venuto a Trieste e non può andar via se non ha visto piazza Unità, Miramare e San Giusto. A piedi si può salire anche dalla Scala dei Giganti.
Il posto si chiama “Parco della Rimembranza”, ma pochi rimembrano.
L’occhio si posa veloce – se si posa – su quel verde punteggiato di grigio.
Un tempo sicuramente più bianco, ma gli anni passano anche per le pietre, specie quelle dell’oblio.
Il grigio sono pietre del Carso lisce solo quanto basta per incidere un nome, un grado, un luogo, una data quella della fine.
Il tempo si è accanito su quelle pietre e su quelle lettere incise con il nero della morte o il rosso del sangue. Ormai si fa fatica a leggere non solo i nomi di quegli oscuri sacrificati, ma le guerre, le battaglie, le lotte e gli eventi di un nostro recente passato che passato non è se, oggi, determina ciò che oggi noi siamo.

Se ti metti a leggere una di quelle pietre diventa come un rosario perché non puoi fare a meno di leggere quella più in là e poi un’altra ancora e un’altra ancora.
Un rosario ma potrebbe essere anche un mantra.
Per leggerle tutte bisogna andarci da soli chè, altrimenti, chi è con noi ed è rimasto sulla strada ci chiama al dovere di andare, andare avanti.
Nel camminare tra quelle pietre come non pensare al dolore, al sacrificio di una vita sacrificata per obbedire a ordini dei superiori o per seguire e perseguire ideali più importanti della vita stessa.
Al dolore di una famiglia.
Più il tempo si allontana dall’evento e più la nebbia su quelle morti – ricordate da nomi e luoghi come su elenco telefonico – diventa tangibile. Lo diventa a tal punto da renderci indifferenti, da stendere un velo di oblio e di dimenticanza che poco è squarciato dal nome “Rimembranza”.
Morti della prima guerra, della guerra del ’36 in Spagna, morti della seconda guerra per mare, terra, cielo, sui vari fronti dall’Africa alla Russia, morti della risiera e delle deportazioni, morti partigiani, morti delle foibe. Giusto che non abbiano queste pietre un ordine preciso riferito all’evento bellico perchè morti sono e la morte, si sa, rende tutto uguale.
Sono morti a causa delle guerre. E questo basta.

Guardare, leggere queste pietre e pensare a quelle sofferenze fa un tutt’uno – in qualsiasi animo non accecato da passioni politiche – con pensieri sulla assurdità delle guerre. Se non di tutte, ma della grande maggioranza.
Sembra questo nome di “Parco della Rimembranza” volerci ammonire per avere dimenticato la storia che è cosa ben diversa dal voler ricordare per mantenere alto odio e rancore. E in questo caso è spesso un ricordare distorto da odio e rancore.
Attaccato alla parte superiore del Parco c’è la fontana della Scala dei Giganti che si ammira dalla piazza Goldoni.
Per chi sa un minimo di storia non può che trovare stridente questo accostamento tra quella stele trasformata in fontana ed il parco cosparso di lapidi a memoria.
La stele fu eretta in grande fretta nel 1938 in onore della visita di Mussolini a Trieste, città nella quale lui scelse di annunciare le leggi razziali e di avvicinare sempre più la storia alla tragedia.

O forse Parco della Rimembranza proprio per non dimenticare, con il loro ben diverso significato, morti e carnefici.

PS..  Seguono altri 2 articoli.
– Parco della Rimembranza e le sue pietre
– Parco della Rimembranza, lapidi e monumenti

 

La mia Trieste, 12 Agosto 2016